lunedì 30 dicembre 2019

Per noi vino, grazie (2)

Paola con molta disponibilità accompagnò le ragazze all'appartamento scelto, nel 2019 possiamo permetterci di chiamare ragazze delle quasi quarantenni. 
Lasciandole, Paola precisò che alle 20.30 sarebbe passata a prenderle.
Avevano solo un'ora e mezza per comprare l'occorrente, fare un giro per i negozi e prepararsi. 
Un gioco da ragazzi. A rassegna quattro negozi, due di intimo per due pigiami, quattro slip, due leggings, calzini a pantofola con tanto di lustrini, un negozio d'abbigliamento per acquistare al volo un dolcevita azzurro, una farmacia per altri prodotti.
Per ultimo Wycon, per acquistare un fondotinta, un blush, un mascara, due correttori, una spugna per stendere il fondotinta e una matita per le labbra.
Con una tempistica perfetta, si ritrovarono a fare i turni in bagno. 
Il più veloce degli uomini sarebbe ancora alla cassa del primo negozio!
Andrea entrò per prima in bagno, sfatta e gonfia, dopo dieci minuti appena, uscì un'altra persona.
Si alternarono Anna e Francesca con un rapido cambio di testimone, la trousse dei trucchi e il deodorante. Infine Lucia, che con estrema discrezione si chiuse in bagno con la chiave a doppia mandata. Uscì in tempo per lasciare la possibilità alle altre di dare un'ultima sbirciatina al look.
Alle 8.35 erano già in macchina.
Direzione, un ristorantino di cucina tipica per una cenetta a base  di ghiottonerie locali, accompagnate da un vino rosso dal sapore tannico e deciso.
Solo Anna prese la birra, a lei piace  il prosecco, non il rosso.
Sedute composte e  con l'aria ancora eterea, si lasciarono incantare dallo chef Barbarossa che spiegò con convinzione ciò che avrebbero degustato da lì a poco.
Le donne solitamente, non lo nascondiamo, fanno letteralmente la fame durante la settimana per poi trasformarsi in delle vulpeculae famelicae alla prima occasione, e così fu.
Eccetto per Andrea, lei fa parte di quel gruppetto di donne che mangiano guidate dalle voglie culinarie e non ingrassano, ma ne pagano il prezzo perché  devono subire gli improperi delle amiche invidiose. 
Arrivarono le prime pietanze, sublimi. Prosciutto crudo tagliato a  coltello, formaggi freschi e stagionati, olive, cipolle di Tropea caramellate, parmigiana, patate mpacchiuse, polpette.
Ogni pietanza in bocca veniva ripulita da un sorso abbondante di vino che lasciava  un sapore asciutto e fresco, esaltandone il gusto.
L'albero di Natale decorato a festa faceva da sfondo ai vari selfie scattati per avere almeno una fotografia decente da postare sui profili social. La consapevolezza di non essere una diva del cinema per fortuna non ci abbandona mai. 
Tante risate susseguirono quella sera, tra vino, cibo, selfie, vino, cibo e selfie. 
Tra gli argomenti principali in ordine abbiamo: i riferimenti sessuali, che sono come gli antipasti iniziali, un  entrée. Seguirono la  critica a turno del proprio marito e della suocera, di solito tengono il passo. L'orgoglio per i propri figli, unici in tutto. Subito dopo l'argomento figli, seguirono  i sensi di colpa, per averli abbandonati ai loro padri.
Per fortuna spazzati via da un brindisi. Anna quella sera ne fece dieci, su tutti, persino su Barbarossa. Qui toccò il fondo con : " ha la lingua lunga e grossa, brindisi faccio a Barbarossa". 
Capirono che era giunto il momento di chiedere il conto e andare via.
In macchina i discorsi subirono una mutazione. Le ragazze, eccetto Anna che dormiva già sul sedile posteriore appoggiata al vetro, analizzarono la situazione politica della propria regione, arrabbiandosi anche sulla candidatura di alcuni esponenti. Dopo cinque km si ritrovarono a parlare del culo di Belen.
La serata andò bene, si divertirono, avrebbero potuto andare a dormire per svegliarsi presto. Invece, si ritrovarono a casa di Paola per un giro di amari e cioccolata. Anna nel frattempo si era svegliata brontolando. 
Sul divano di casa, cominciarono a prendere a rassegna tutte le colleghe concentrandosi su pregi e difetti per stilare una lista di quelle da frequentare e quelle da evitare.
Alla fine dell' ultima goccia di amaro, si consigliarono i libri  e film imperdibili, quelli che almeno una volta nella vita devi aver visto e letto. 
Serata bellissima.
La serata che garantisce uno stato di benessere psicofisico alla donna. Che passa dal materiale allo spirituale senza problemi e senza tempo.
La condivisione dell'universo femminile ci fa notare quanto siamo più simili di quanto immaginiamo e questo ci sostiene e ci conforta. Pertanto ogni volta che si esce con le amiche, congratuliamoci con noi stesse per esserci volute bene.



Per noi vino, grazie (1)

Quella sera faceva un freddo esagerato, quello che ti penetra nelle ossa passando dalla punta del naso, l'unica parte scoperta. 
Anna, Lucia, Andrea e Francesca sono ad un corso, di quelli seri, con tanto di budge e carta d'identità a seguito per registrarne la presenza.
Quella sera ricevono la telefonata dalla compagnia degli autobus, il loro bus è stato fermato a causa della forte neve.  Devono decidere in fretta cosa fare, erano a due ore di distanza da casa, mariti, figli, impegni vari e variegati. 
 Una collega, Paola, del posto, le invita a rimanere, troppo tardi per trovare alternative, troppo tardi per rientrare. 
Sarebbe stata la cosa più saggia da fare, troppo rischioso mettersi in viaggio, anche perché l'indomani sarebbero dovute essere al corso molto presto.
Sebbene Francesca vivesse a trenta km di distanza, presa da questo momento di confusione collettiva, si aggregò al gruppo. 
Anna, la più lucida e svelta riesce a trovare un'appartamento per quattro con una cifra irrisoria con colazione inclusa. Wow! Con la speranza di trovarci i letti, vista la cifra.
Ma si, dai. Non sarebbe morto nessuno per una sera senza mogli e mamme.
Dunque ci si doveva organizzare, erano sprovviste di ogni cosa. Dopo un veloce brain-storming le ragazze avevano fatto l'inventario delle cose che avevano in borsa.
 Anna possedeva, un lucido, un accendino pur non essendo una fumatrice, un cerotto sul quale si erano attaccati delle bricioline nere indefinite e i peletti della pochette rosa, un proteggi slip.
 Tutto qua. 
Lucia sembrava attrezzata, aveva un burrocacao, un pettine piccolo, un paio di calzini, salviette intime. Andrea aveva tutto quello di cui avevano bisogno, i trucchi. 
Dopo i trenta e vicino ai quaranta non puoi farne a meno, la faccia da mummia egiziana della mattina non può essere condivisa con la comunità civile. Francesca, aveva il bancomat!
Perfetto, ma le mutande? 
Andrea propose di girarle dall'altro lato. 
Paola di buon senso, suggerì intanto di comprare gli spazzolini, dentifricio, proteggi slip. 
Anna con gli occhi spalancati, pensò alle ascelle. Le ascelle no, non potevano essere trascurate, l'indomani nell' aula di cinquanta persone, con i caloriferi accesi e le finestre chiuse, le quattro fanciulle avrebbero vissuto un imbarazzante ma legittimo isolamento sociale.
 Paola, quella saggia tornò sul verbo comprare, invitando Anna alla calma e a concentrarsi sulla declinazione di esso nella forma riflessiva.
Giusto,  avrebbe acquistato un buon deodorante insieme alle salviette struccanti.
Ma le mutande? 
Andrea quella simpatica ne suggerì un'altra:"scambiamocele" ! A questa battuta scese il gelo tra di loro. Comunque, avrebbero acquistato anche quelle insieme a dei leggins per la notte. 
Lucia e Francesca, l'una romantica, l'altra fashion comprarono due pigiami uguali. Servono sempre!
Bene, una volta organizzato il corredo. Passarono all'organizzazione della serata. 
Quando gli sarebbe ricapitato di trovarsi senza mariti e figli a seguito. 
Sarebbe stato opportuno approfittare della situazione.
In ogni gruppo che si rispetti, c'è la rompiscatole  di turno che dopo cena vuole rientrare a dormire.
In questo caso, Anna.
Ci sono quelle che per dormire le devi abbattere,  le stesse che chiacchierano fino all'attimo prima di addormentarsi e che bevono ogni genere di alcolici, reggendoli senza segni di sbandamento.
 Sono  Andrea e Francesca. Poi c'è lei,  quella buona che si adatta e che trova il lato buono delle cose, Lucia. 
Paola era quella che proponeva le diverse alternative e con spirito di iniziativa, così cena e dopocena erano stati organizzati. Perfetto, tranne per Anna che immaginava già il letto caldo. 
Tutto calcolato, come sempre noi donne nel fare e disfare siamo perfette, forse.
Il resto della serata lo racconterò la prossima volta. 



domenica 29 dicembre 2019

La lista della spesa


Clara mi raccontava un fenomeno che secondo me rientra senza indugio nella teoria dei paradigmi  Kuhniani, perchè potrebbe essere condiviso dalla comunità scientifica.
 Il fenomeno di cui parlerò oggi riguarda i mariti e la lista della spesa, scritta dalla moglie.
Lascerò fuori i single e i gay, loro si attrezzano diversamente.
Il marito di Clara, Maurizio, è incapace di fare la spesa e fin qui tutto normale, il suo problema,condiviso  dagli altri uomini, è quello di essere incapace di fare la spesa anche con la lista, non scritta da lui ma addirittura redatta dalla moglie.
Inevitabile il confronto con le altre mogli e le risate alle spalle degli homines.
Quando una donna chiede al compagno di fare la spesa è perché è in fin di vita, i bambini sono ricoverati oppure vuole farsi del male.
 Quel giorno Clara aveva il ciclo e uno dei sintomi era il sadismo, voleva far male al marito e lo invitò democraticamente , come ogni moglie sa fare, a fare la spesa.
 Affidatogli la lista, guardandolo negli occhi si raccomandò che trovasse tutto.
Il povero Maurizio senza scomporsi, prese la macchina e si avviò verso quel mondo vasto e scoraggiante, il supermercato. Dopo dieci chilometri di strada, loro abitano fuori città, arrivò a destinazione. Scese dalla macchina, prese le buste quelle gialle plastificate e la moneta per il carrello. Era pronto, entrò.
Mi verrebbe da scrivere, fine della breve storia triste, ma non lo farò, racconterò quello che è successo e che succederà finché noi donne continueremo a giustificare il loro deficit cognitivo.
Si aprirono le porte, lui guardò lo spazio aperto  come  se fosse la bocca della balena bianca ma entrò sebbene avesse  la mente obnubilata.
Tirò fuori la lista, solo un foglio. Di fronte a lui il corridoio dei cereali e delle farine, a sinistra quelle dei detersivi, subito dopo biscotti, caffé, te. A destra, pasta, casalinghi, banco salumi.
In fondo acqua e reparto frigo e surgelati. Tutto quello di cui aveva bisogno era lì a pochi metri.
 Primo della lista il latte. Lo trova, prosegue con burro e pane.
 Dopodiché l'oblio.
 Il povero uomo mugugna perché non riesce a trovare la pasta di una data marca, con quel formato e in offerta, dunque parte la prima telefonata alla moglie.
 Già pronta con il telefono in mano, risponde seccata:"che c'è"? Il problema si risolve subito cambiando marca. Quinto elemento introvabile i cracker ai legumi, non integrali, senza segale e con poco sale.
Seconda telefonata:"che c'è"? Presi anche i cracker.
 La caccia al tesoro continua con la farina senza additivi  con un valore di forza pari a 350w, quella serve per fare la pizza. Non ce la fa, non la trova, ha cercato ma non la vede, proprio come i calzini nel comò. Parte la terza telefonata:"che c'è? La moglie soddisfatta di fargli vedere che lei ha sempre la situazione in mano gli indica esattamente dove fosse posizionata la farina 350W. 
 Piano piano la lista di esaurisce mancano gli assorbenti, qui perderà almeno venti minuti.
 Nella spesa dell'uomo c'è sempre un articolo che non troverà mai, nemmeno sotto geolocalizzazione guidata, pertanto quell'articolo, per tutti, sarà ufficialmente esaurito.
La moglie alla fine conclude la lista con..."poi vedi tu cosa aggiungere".
Il vedi tu, quasi sempre è un pacco di patatine o delle schifezze ipercaloriche.
Spesa fatta! Per un totale che è il doppio di quello della moglie comprando le stesse cose.
Tuttavia Maurizio torna a casa, soddisfatto, posa le buste.
 Clara è lì pronta per la disamina e puntualmente esce fuori:"perchè hai preso questo,potevi prendere quell'altro".

sabato 28 dicembre 2019

Il ciclo

Siamo così perfettamente uniche che nemmeno il ciclo è uguale per tutte noi, sebbene esso sia universale.
Scombinato nei tempi, nella durata e nel suo manifestarsi. Il tratto più ancestrale che ci portiamo dietro, il fil rouge tra Eva e noi.
Maria Vittoria aveva 10 anni quando le arrivò la prima volta e la guardavo come se fosse diversa da me, più imponente, più alta, non era più lei.
Non so bene in cosa fosse cambiata.
Dev'essere stato uno shock vedere all'improvviso il sangue tra le gambe, non ne comprendi l'immenso valore, comprendi solo che da lì  a poco ti verrà un fastidioso mal di pancia, il primo di una lunga serie ai quali dovrai far fronte con bustine di nimesulide e ibruprofene.
Accadde un giorno a casa di sua zia Amalia, c'erano i preparativi del matrimonio di sua cugina devo dire molto bella, la ricordo bene.
Maria Vittoria sentiva una certa umidità tra le gambe e preferì andare a controllare.
Trovo' macchie di sangue vivo, lo osservò per qualche minuto, piegando la testa di lato come fanno i cani quando non comprendono ciò che dice il padrone.
Dopo una serie di pensieri non detti, pensò che fosse arrivato quel momento, il misterioso processo uterino che condannava ogni donna alla visita del "marchese" tutti i mesi fino all'età di cinquant'anni. Che fortuna!
Insieme al "marchese" o "parente in visita" o "Barone" sarebbero arrivati da li a poco una serie di visite fastidiose, gli ormoni!
Maria Vittoria sarebbe cambiata davvero, ma solo il suo futuro marito se ne sarebbe accorto, sintesi di tutti i problemi in quei giorni, come tutti i mariti.
Ecco perché io ancora non riuscivo a coglierne il cambiamento.
Solo chi sta accanto ad una donna in tutto l'arco del mese e per lunga durata ne coglie perfettamente il senso, ne comprende la complessità.
Uscita dal bagno la giovine donna lo comunicò alla madre che, con estrema riservatezza lo comunicò a tutte le donne presenti nella stanza, per quelle lontane usò il telefono.
Tutti dovevano sapere che M.V. era "caduta dalle scale" che fosse diventata "signorina".
Una pioggia di complimenti, abbracci, auguri invasero lo spazio emotivo della bambina che non capiva cosa avesse vinto.
Cara Maria Vittoria ora a quarant'anni posso svelarti ciò che allora non capivamo e ciò che tu, io e l'universo femminile abbiamo vinto.
Il premio consiste in un periodo premestruale fatto di tensioni nervose, fastidi al colon, fastidi al seno, spesso capita che il fastidio si sposti ai reni e alle gambe, chi è più fortunata ha una serie di emicranie e una fame nervosa che divorerebbe tutto ciò che sembra commestibile.
Oltre a combattere i tuoi amici ormoncelli combatti anche con la parte di te che non vuole ingrassare e questo aumenta la tensione.
Dopo questo periodo che dura circa quindici giorni, arriva il ciclo vero e proprio e si salvi chi può!!
Oltre alla serie di fastidi fisici, sudorazione e gonfiore, il "marchese" ci regala una tensione nervosa  propria di  Hannibal Lecter, una fame tipica di un uomo primitivo, una serie di assorbenti di ogni taglia e misura, interni ed esterni, imbuti di silicone da riempire e svuotare come il vino da filtrare, asciugamani da lavare ogni due per tre con la candeggina, imbarazzanti occhiate alla sedia dalla quale ci siamo appena alzate e una flatulenza indicibile.
Ma da li a 4,5,6,7 giorni il tutto dovrebbe svanire, lasciando il posto ad un tranquillo periodo di serenità, di sgonfiore, di capelli rilassati, di pelle liscia, ogni prospettiva torna ad essere rosea e il mondo sembra vivere in pace, ma la tregua bellica dura all'incirca una settimana.
Dopodiché ricominciamo ad ovulare e si scende nuovamente in campo agguerrite.
Cara Maria Vittoria, starci accanto non è proprio un piacere, non dev'essere propriamente rilassante. Tuttavia se si riescono a beccare i giorni giusti, come il proiettile nel tamburo della roulette russa, allora tutto diventa armonioso.
Ti dirò, forse è questo che ci rende misteriosamente attraenti e perfette!













venerdì 27 dicembre 2019

Intercity Crotone - Torino

Valigie enormi preparate con cura dalla mia mamma.
Metteva i vestiti all'interno di una valigia grande, scarpe e cappotti in un'altra e lasciava una terza valigia per mettere dentro le prelibatezze della mia terra. La provola per zia Titina, la sardella, che fai? Non la porti a zio Arturo? 
taralli dolci, la pitta nchiusa, la sensazione era quella di non poter portare mai abbastanza per ringraziare dell'ospitalità. 
Ero eccitata all'idea di prendere quello che ai miei occhi appariva  come un serpente enorme, dalla coda infinita.
Invece era l'intercity Reggio Calabria - Torino delle 18.30 partenza da Crotone. 
Papà per prima cosa portava i bagagli nello scompartimento scelto e li sistemava con ordine uno accanto all'altro, noi lo seguivamo dietro. Mamma con un telo copriva i sedili di tessuto impregnati di tabacco e polvere. Le sue prime parole ci mettevano in guardia sul toccare  ogni cosa con le mani, curiose di premere tutto ciò che avesse la parvenza di un pulsante.
Dopo un' attesa ormai consolidata e condivisa il treno lasciava Crotone e iniziava il mio viaggio.
Attaccata al vetro, con l'alito creavo sul finestrino il mio album da disegni stilizzati, che prontamente scomparivano come le case che vedevo passando. 
Tuc tuc, tuc tuc, tuc tuc, il rumore delle giunture dei vagoni accarezzavano i miei ingenui pensieri facendomi perdere lo sguardo tra le stelle, immaginando di vederle cadere.
Alla stazione di Napoli, il primo risveglio. Una stropicciatina agli occhi e di nuovo al finestrino riprendendo la serie di disegni iniziati prima. Lo sguardo questa volta veniva catturato dalle luci delle finestre dei condomini dietro la stazione. 
Le tipiche case, piccoli condomini abbandonati a se stessi, panni stesi a caso, senza un ordine, cabine in allumino sui balconi con cumuli di cose. Alcune finestre erano accese alle 03.00 di notte.
Sentivo il profumo di caffè caldo, in effetti c'era, era mia madre che riforniva di caffè i vicini di posto e a mio papà, loro non chiudevano occhio. Ogni tanto uno chiedeva all'altro duvi simu?
E io attratta da quelle finestre cercavo di scrutare i pensili delle cucine, cercavo di capire se fosse sveglia una mamma o un papà, se fossero svegli entrambi e perché.
Forse il marito faceva il netturbino e doveva uscire presto e lei preparava il latte.
Oppure stavano litigando perché non avevano più soldi per pagare l'affitto.
Erano svegli perché il figlio piccolo aveva la febbre, oppure il figlio grande non era ancora tornato a casa. Io cercavo una spiegazione logica a tutto ma fino a Caserta dopodiché  crollavo nuovamente nel sonno profondo, tuc tuc, tuc tuc, tuc tuc.
A Cassino riaprivo un solo occhio ma non c'erano finestre accese, cosi lo autorizzavo a richiudersi.
Ogni tanto in lontananza sentivo qualche colpo di tosse e la porta a scomparsa che si apriva e si richiudeva. L'odore del treno era ovunque, faceva bene la mamma a mettere il telo.
A Firenze ormai era giorno, io ero ben riposata e avevo fame.
A quel punto mia mamma con un altro thermos versava il latte ancora caldo nella tazza di plastica,
 alla faccia degli ftalati e del bisfenolo.
Scartavo la mia crostatina e mamma poggiava la tazza sul minuscolo vassoio estraibile  ormai smollato che trenitalia ci forniva come servizio a bordo. 
Gustavo la mia colazione continuando a chiedermi a quel punto dove andassero tutte le macchine che vedevo sull'autostrada. Immaginavo viaggi bellissimi, famiglie intere che andavano a trovare i parenti come facevamo noi, oppure erano lavoratori che lasciavano le famiglie per recarsi al nord. 
Le mie gambe ormai erano anchilosate avevo voglia di sgranchirmi e stranamente mi era permesso di alzarmi e fare due passi nel corridoio ma senza spostarmi dal vagone.
La prima meta era il bagno. Il gabinetto era in acciaio con una valvola che bloccava la pipì e si apriva all'improvviso disseminandola improvvisamente lungo il binario. 
Cosi immaginavo i chilometri di cacca  che si confondevano con le pietre che sostenevano le rotaie. Dopo aver ispezionato il bagno e scaricato lo sciacquone per tre volte, ed essermi lavata  ed asciugata le mani con l'acqua vischiosa e la carta marrone e ruvida ritornavo al mio posto.
Simu arrivati? Si, Simu arrivati. Amu scinniri.



mercoledì 25 dicembre 2019

Oltre tutte le stelle

Ti immagino lontano librarti nell'aria oltre tutte le stelle leggera come i filamenti dello zucchero filato tra le dita.
Quella sera quando ti ho persa parte della mia anima è volata via con te. 
Da allora non sono più la stessa. 
Tutte le volte che vedo la mia immagine riflessa allo specchio  vedo te  o l'illusione di saperti felice.
Meraviglioso, sarebbe vederti per una volta ancora, stringerti e parlarti, suggerirti di sussurrarmi parole rassicuranti, aliti da percepire sulla pelle. 
Ti suggerirei di farmi una carezza prima di dormire dopo la preghiera della sera in cui chiedo al cielo di aiutarmi ad andare avanti. Ti suggerirei di baciare la lacrima che scivola lentamente sulla guancia quando mi capita di pensare a come saresti stata adesso. 
Cosa sei venuta a fare sotto questo manto di stelle se poi non hai potuto godere della loro luce? 
Già, ma anche le stelle si spengono per dar posto ad altra luce, anche più forte.
Succede così, proprio come il più banale degli esperimenti, come il tramonto che lascia posto all'alba, come il bruco che genera la farfalla, come l'acqua  abbandona il mare per risalire al cielo. 
Si certamente funziona cosi. 
Quando la morte ti tocca, ti sfiora, purtroppo e per fortuna riusciamo a sopravvivere e a godere ancora delle cose belle, riusciamo a farci una grassa risata, si riesce persino a fare l'amore con spensieratezza godendo di piacere. 
Morire ci appartiene nella stessa misura della nascita, è una verità. 
Così come è verità che il sole ci bacerà ancora domani, il fuoco ci scalderà nuovamente, un abbraccio ci conforterà e il mare meravigliosamente tornerà a farci compagnia con lo sciabordio delle onde, le montagne continueranno a stupirci con la loro imponenza e io ti rincontrerò impercettibilmente ovunque.
La tua morte è un nuovo NATALE.


A chi ha perso qualcuno e a tutti gli altri BUON NATALE




lunedì 23 dicembre 2019

Il mio primo post, su Jasmine Cristallo

Ho pensato all'argomento del mio primo post, mi sono arrovellata a pensare.
Ogni cosa mi sembrava banale non all'altezza dell'idea che ho di questo blog. 
Questa mattina leggendo i quotidiani, spulciando i social ho trovato l'articolo su Jasmine Cristallo, allego di seguito il link per leggerlo.
Bene l'ispirazione me l'ha data lei. 
E' proprio questa l'idea di perfezione che ho della donna. Non ho nemmeno guardato la foto corredata all'articolo, ho solo letto le sue parole e le ho sentite mie. Gli uomini ci accusano, in realtà anche noi stesse lo facciamo, di essere  ormonali a volte isteriche, ma non è cosi. 
E' cosi: quando la vita ci pesa troppo o troppo poco, ma quando vi è equilibrio, quando si è centrati quest'associazione agli ormoni decade. 
LE sue parole assertive, dolci e decise non lasciano dubbi sulla sua intelligenza. 
Grazie Jasmine per il bell'esempio di essere DONNA.