venerdì 25 agosto 2023

Lo ricorderò papà

Prendimi in braccio papà, prendimi al volo,

stringimi forte, così forte da farmi dimenticare 

l’ orrore intorno a me.

Spostami i capelli e baciami la fronte,

lo ricorderò quando l’uomo che avrò accanto mi tirerà uno schiaffo.

Sistemami il grembiule, lo ricorderò quando lui mi strapperà i vestiti di dosso.

Infilami le scarpe papà e allacciale,

lo ricorderò quando piegata dal dolore le raccoglierò per andare via. 

Mio caro papà, raccogli per me quel fiore di campo e infilalo tra i miei capelli,

io mi sentirò bellissima, lo ricorderò quando lui strattonerà per la casa e mi farà sentire brutta.

Mio dolce papà insegnami ad andare in bici e reggimi finchè non trovo l’equilibrio,

lo ricorderò quando lui mi inseguirà e io correrò veloce.

Sì papà abbracciami per non farmi sentire sola, lo ricorderò quando lui mi lascerà.

Asciuga le mie lacrime con il tuo fazzoletto.

Potrà servirmi quando lui starà per lasciarmi i lividi addosso. 

Ti prego papà, dimmelo fin da subito però che non sono tutti come te,

così che io possa prepararmi a difendermi, da quell’uomo che non sei tu papà. 


Non sei un uomo


Non tieni e palle !

Tenere le palle come si suole dire nel gergo maschile, dà un senso di mascolinità,

di coraggio, di forza che senza di esse non avresti.

Significa essere un uomo.

La cosa buffa è che te lo dice un amico prima di violentare, una tua coetanea,

oserei tua sorella..

Sì perché il genere umano è accomunato da una primigenia dunque, hai stuprato tua sorella!

Quella bambina con cui giocavi da piccolo, 

quella a cui tenevi la mano prima di attraversare la strada, 

la stessa che ti ascoltava tutta la notte mentre i tuoi dormivano. 

Quella che piangeva con te mentre i tuoi si separavano.

 Proprio lei che ti confessava il candore del primo bacio.

Hai stuprato tua madre, la stessa che ti allattava affidandoti la vita.

Hai stuprato tua nonna che ti accarezzava da piccolo.

Hai stuprato la tua maestra che ti ha insegnato a leggere e scrivere.

Hai stuprato la persona più cara e vicina a te.

Non ne hai stuprata solo una, attraverso di lei hai violato la forza generatrice, la bellezza, la perfezione,

l’incanto e l’amore femminile.

E non tieni e palle !

Se le avessi avute avresti dovuto urlare il dolore e il disprezzo per quello che i tuoi amici stavano facendo

“a tua sorella”. 

Non ce l’hai le palle!

Tu e i tuoi amici per riuscire a conquistarne una, vi siete riuniti in sette e non l’avete conquistata!

Ne avete abusato.

Da soli rappresentate il nulla al cospetto della donna e vi riunite in gruppo per riuscire a fare almeno un paio di palle, usate male perdipiù. 

No, sono proprio convinta che non tieni e palle !


domenica 21 maggio 2023

Sei femminista!

 

La parola femminista deriva dal termine “femmina” che ha una connotazione prettamente biologica; in società il termine fu utilizzato già alla fine del 700 per sostenere i diritti delle donne, all'epoca sembrava essere un progetto utopistico.
Poi nei primi anni del '900 il termine fu utilizzato per descrivere due idee dominanti; l'emancipazione delle donne sia come esseri umani sia come esseri sessuati.
Essere femminista oggi, a mio parere, è la capacità di ogni donna, in realtà di ogni essere umano, di autodeterminarsi. Essere femminista significa esistere senza il consenso nè di un padre, nè di un marito, nè di un uomo. Eppure mi capita di sentire uomini, spesso giovani che sbeffeggiano questo termine, riferendosi alle parità di genere. Essi si riferiscono al conto da pagare dopo una cena, alle difficoltà fisiche da superare o le mancate parole gentili, sostituendo la galanteria, il buon senso, il buon gusto e il romanticisco con le pari opportunità.
La distorsione comunicativa di questo meraviglioso concetto di libertà conquistata dalle donne, è oggi più che mai, fonte di fraintendimenti e oserei dire anche di convenienza maschile.
Cosa intendo? Quando nella relazione la donna non risponde ad un canone materno o ad una rappresentazione incoscia che la vuole indifesa e dipendente, diventa femminista.
In realtà la donna che si autodetermita e dunque sfrutta a pieno la propria capacità di pensare e agire infastidisce l'Ego maschile. Di un maschio fragile.
Questo tipo di donna, fa da specchio ad un un uomo che crede di essere superiore, ma tale attributo gli è stato riconoscuito ancestralmente dall'uso della forza e dalla guerra.
 Relazionarsi con una donna intelligente, in fondo si tratta di questo, mette a nudo limiti e pigrizie maschili. Pertanto all'uomo conviene tacciare la donna di femminismo inteso come una sostituzione a lui, togliedogli  la capacità di prendere decisioni e agire, semplicemente per giustificare se stesso.
La verità è che questo tipo di donne, ha una velocità mentale e d'azione che non può competere con altri, non per superiorità me ne guardo bene, ma per natura. Molte intuizioni e consapevolezze avvengono in modo spontaneo e certamente non per offendere o sminuire l'uomo. Una donna intelligente non sminuisce l'uomo anzi lo ama, lo valorizza, lo consiglia, lo sostiene ma ha bisogno anche lei di essere sostenuta, valorizzata, consigliata  e sopra ogni cosa amata e venerata con la stessa intensità e capacità d'azione, altrimenti la sua natura indomita la porterà certamente a sostituirsi all'uomo, facendo appello alla sua dualità psichica, un intreccio tra femminile e maschile.

mercoledì 16 febbraio 2022

Io più del denaro

 Cosa ha più valore del denaro? Io. 

Donare se stessi richiede più impegno che staccare un assegno e effettuare una transazione.
Bloccata nel letto dall'influenza, che esiste ancora nonostante l'allarme Covid, guardavo il soffitto bianco della mia stanza alternando lo sguardo fuori dalla finestra, dove i tetti dei palazzi compongono un quadro che osservo ogni mattina; ripensavo a quante persone ho promesso di incontrare e alle quali farebbe piacere stare in mia compagnia, il che mi lusinga, ma è alle stesse che non dedico un'ora del mio tempo ormai da mesi, da anni. 
 Non so se anche a te capita di dire "pagherei per non ...." è quello che assale la mia mente quando penso a qualcosa da fare ma che per diverse ragioni non riesco ad impegnarmi veramente. Ma per le relazioni  non deve essere così. 
Non possiamo permetterci di non dedicare noi stessi a chi lo merita. 
Ripenso alle persone che hanno avuto maggiore impatto sulla mia crescita, formazione e sul mio benessere. A quanti sostenitori mi hanno aiutata a diventare una brava persona, a chi mi ha incoraggiata a superare gli ostacoli quotidiani, a chi mi è stato d'esempio o semplicemente uno stimolo. 
Sarebbe un vero atto d'amore e gratitudine. 
La riflessione consiste nel considerare l'atto del donare una transazione, spesso accade che chiamiamo qualcuno solo perchè abbiamo bisogno di qualcosa ed  in quel momento realizziamo che quella telefonata o incontro è frutto di una transazione; diamo per ricevere! 
Credo si possa intraprendere un altra strada, in fondo il nostro viaggio su questo pianeta ha l'unico scopo di donarsi, dare e servire, non credo ci sia altro di così importante. 
 Essere generosi nel donare amore ed  il nostro tempo è il primo passo per realizzare parte della nostra missione di anime buone. 
Credo che chiamerò Teresa per una pizza e Fatima per una passeggiata. 
In fondo farebbe bene al mio spirito  sottrarre tempo a cose materiali, inutili e perditempo. 
Se mi volto indietro ciò che ricordo meglio sono i momenti in cui ho portato gioia nella vita degli altri e la stessa che loro hanno portato a me. 
A tal proposito ho ricevuto la chiamata di un'amica che passeggiando per i Fori Imperiali ha ripensato alle nostre passeggiate universitare, di quando a luglio prima dell'ultima sessione d'esame, ci raccontavamo sogni e progetti per il futuro lungo i sanpietrini del centro di Roma, ho chiuso gli occhi e ho rivissuto le stesse emozioni e si è aperto un sorriso sul mio viso.






giovedì 24 dicembre 2020

Buon complenno "siamotutteperfette,forse"

 

Un anno di “siamotutteperfetteforse”

 

Ero seduta ad ascoltare lezioni, a tratti noiose, all’ università; un lieve e sommesso brusio proveniva dai banchi dove altri colleghi erano impegnati in altre attività, io mi guardavo intorno alternando lo sguardo all’esterno dell’aula. Intanto la pioggia timida ma incessante, rendeva tutto piacevolmente nostalgico. Fu così che diedi ascolto ad una necessità, soffocata dagli impegni che occupano le mie giornate; solo un lungo e forzato stato di inattività fisica mi ha indotto ad ascoltare, la parte più vera di me.

Sentivo la voglia di condividere parole, pensieri ed emozioni con la scrittura. 

Sebbene siano decollati solo con il confronto con le altre colleghe. 

Giunsi, così, alla conclusione che ci accomunano le stesse dinamiche e a volte anche le nostre complicate relazioni.

E’ successo in questo modo che ho aperto il pc, ho creato la pagina del blog.

Senza pensare ho dato un nome alla pagina.

Esclamai: “lo chiamerò così,“siamotutteperfette,forse”.

In mente avevo ben chiaro a chi avrei rivolto i miei scritti; così ho iniziato con poche battute  il mio primo post, su Jasmine Cristallo. Poi ho dato seguito ad un flusso di pensieri che  hanno riempito settimana dopo settimana il mio semplice e timido blog. 

L’iniziale frenesia di guardare quante persone accedevano alla pagina e quanti leggevano ciò che scrivevo ha lasciato il posto ad una visione più matura della scrittura, facendo penetrare in me più insicurezze e la consapevolezza che non c’era nulla di tecnico nei miei post. La paura di essere banale ha creato un blocco, lo stesso indotto dal Corona virus alle nostre vite e quotidianità.

Il mio tuttavia lo assecondo volentieri, quello virale lo allontano sempre più.

Credo che ci sia un tempo per ogni cosa. 

Adesso è tempo di studiare, solo conoscendo la regola la si può rompere per lasciare spazio alla creatività, guidando i pensieri, arricchendo i contenuti e attirare chi legge.

 Pertanto questo vulnus è dovuto ad un periodo di studio per far crescere questa mia piccola creatura. Per il 2021 ho in mente delle novità e dunque faccio gli auguri a “Siamotutteperfette,forse”, le auguro di crescere, di viaggiare, di raggiungere posti nuovi e sconosciuti, di arrivare alle donne, che ritengo essere perfette (forse) nella loro fragilità, complicata emotività, spassionate e vere.

 

venerdì 9 ottobre 2020

La prima volta

 

Camminavo per strada carica di borse, il computer, la borsa portatutto, la busta del pane e guardandomi intorno pensavo a quante cose facciamo per la prima volta quotidianamente e non ce ne rendiamo conto, sembra tutto così abitudinario.

Da alcuni anni vivo nello stesso quartiere ma non ero entrata mai nella panetteria vicino l’orologiaio.Si, esistono ancora gli orologiai. 

Eppure diverse volte avevo letto l’insegna ma non ero mai entrata, per abitudine compro il pane al supermercato. Per la prima volta, sono entrata nel negozio e un profumo di farina di semola, semi di finocchio e di taralli ha invaso le mie narici, sentendoli nella pancia.

Ho pensato immediatamente ad un pranzo gargantuesco su una tavola apparecchiata di tutto punto, tovaglia bianca di lino, piatti colorati e pane, taralli, uova, uva e formaggi sudati, vino e acqua a volontà.

Ho salutato la signora al banco, in camice bianco e cappellino a barchetta, le ho chiesto del pane indicandolo con il dito. Avevo scelto un pane tondo con due tagli sulla crosta. Voltando lo sguardo a destra ho visto dei taralli dolci, li ho comprati, ho pagato il conto e sono uscita. Mi sono chiesta, quante prime volte ci sono nella mia vita apparentemente abitudinaria e nella vita delle altre persone che non cogliamo; dove orientiamo il nostro sguardo ogni giorno?

E’ inevitabile la cascata di pensieri sulle prime volte, ricordi sempre pescati dal passato mai nel momento stesso in cui accadono. La prima volta è quando nasci, come la prima goccia di una sorgente, il primo vagito. Il primo sguardo della madre forza generatrice indelebile, da lì un susseguirsi di prime volte; la cui importanza si coglie solo dopo averle vissute.

Il primo giorno di scuola, la prima lettura, ricordo il senso di libertà nel leggere le insegne per strada. Che bella soddisfazione. Per ogni prima volta vi è un’intensità diversa, dipende dall’investimento e il desiderio con cui l’attendiamo.

 La prima volta, per antonomasia, quella a cui avete pensato tutti leggendo il titolo del post, è la prima volta dell’amore.

Quello dell’anima, quando ci siamo innamorati.

 Quello fisico, quando lo abbiamo fatto per la prima volta. Indelebile per molti noi, il cuore in gola, la luce negli occhi, un mondo a colori. 

Tuttavia per altri è un ricordo da cancellare. Ma esistono infinite prime volte, seppur semplici, apparentemente insignificanti che indicano le novità della nostra normalità.

Nessun giorno è uguale all’altro se riusciamo a osservare le nostre quotidiane prime volte.

Vorrei una vita al rallentatore, per poter cogliere sul momento i continui cambiamenti che essa ci regala, a partire dai nuovi sguardi di chi ci viene incontro, alle fragranze di nuovi odori, all’ intensità di nuovi incontri, allo stupore di nuovi colori, al significato di parole nuove e alla meraviglia di nuove ed infine emozioni.


giovedì 10 settembre 2020

L' attesa

E’ l’alba, attendo il sole che come ogni mattina fa capolino dal mare.
 Aspetto la sua luce per vedere meglio i pensieri, distinguerli e selezionarli.
 Attendo che faccia giorno e ricominciare, riprendere ogni progetto abbandonato la sera precedente. Attendo che il caffè sia pronto e che magari qualcuno lo versi per me nella tazza. Ogni cosa che guardo e desidero merita un’attesa, è la vita stessa l’attesa. 
Attendiamo di nascere, di crescere e credo che ad un certo punto si attenda anche la morte. A questa fase della mia vita voglio dare un nome proprio, la chiamo “attesa”.
Vivo nell’oscillazione dell’attendere e desiderare. 
Non vi è attesa senza desiderio. 
Credo che sia un sentire comune quello di desiderare che accadano eventi belli per noi e li attendiamo mentre portiamo avanti i fardelli quotidiani.
Ci impegniamo, ci scoraggiamo, piangiamo, ci arrabbiamo ma sempre in attesa che qualcosa venga a noi.
Quanti genitori desiderano vedere i figli crescere e vivono di questa attesa, c’è chi attende la nascita di un figlio e chi attende un figlio, che tarda ad arrivare. 
In questo preciso istante di una mattina di settembre, molti insegnanti attendono le proprie nomine per l’anno scolastico, gli studenti attendono l’inizio della scuola. 
Chi è in un reparto d’ospedale in attesa di un referto che non vorrebbe mai ricevere, chi attende una telefonata che forse non arriverà mai e chi invece attende il coraggio di farla. Non mi stupisce che ci siano migliaia di persone che attendono il divino o la nuova vita in terra, chi attende l’amore e chi attende che esso si realizzi o si manifesti, chi attende di partire e chi invece attende di restare. L’indugiare della vita non riguarda solo gli umani ma gli esseri viventi in generale.Basta osservare Madre Natura e le sue espressioni per capire quanto sia preziosa l’attesa. Viviamo il temporale in attesa del sole, osserviamo il seme in attesa del fiore, la sorgente in attesa dell’acqua, il tramonto in attesa della notte, contempliamo l’inverno in attesa della primavera.
 In natura tutto avviene quando deve avvenire, non prima e né dopo, esiste un momento preciso perché si materializzino i desideri che creano delle armonie perfette anche nelle loro imperfezioni, purtroppo alla nostra coscienza non è consentito comprenderne immediatamente il senso e i tempi, ma ogni cosa che ci circonda e che fa parte delle nostre vite li ha, basta attendere per coglierli.

…continuo a desiderare ciò che ancora devo attendere…