Durante il lockdown presi dalla necessità
di attribuire un senso a quello che stava succedendo, increduli davanti alle
disposizioni del governo, cercavamo tutti, di guardare oltre l’attribuzione di
colpe per il diffondersi del virus.
Bellissimi i post sul senso della vita,
della famiglia e dei rapporti sociali.
Ad un certo punto abbiamo anche creduto di poter cambiare sguardo e di ritornare a vecchi valori, ad un uso più regolato della parola e dei pensieri.
Persino un approccio filantropico a beneficio della nostra esistenza interiore.
Credo, invece, che non sia avvenuto nulla di tutto ciò, che sia fattuale.
Lo abbiamo certamente creduto. Ma sembra quasi
come il proponimento del mettersi a dieta il lunedi.
Ci sono le buone intenzioni, l’esigenza di
cambiare qualcosa, ma quando arriva il primo giorno della settimana che è
triste come i dolci senza zucchero, posponi l’obiettivo.
Ad oggi ci ritroviamo nella fase tre, la
nostra vita è ripresa regolarmente, fatta eccezione per la Lombardia che ancora
patisce la presenza del virus, ci auguriamo che presto possa liberarsene. Dando
uno sguardo ai social, i post sono cambiati e anche i buoni propositi.
Soumahoro si incatena davanti Villa
Pamphili in difesa dei braccianti agricoli, c’è chi mangia le ciliegie non curante del bon ton istituzionale, chi
uccide un afro perchè nero, chi chiude un ospedale a Kabul a causa del terrore, ci sono anche quelli che continuano a morire
nel mediterraneo, addirittura che si suicida perché ha alzato una bandiera a
favore delle comunità LGBT.
Ci sono tante questioni aperte che non
vogliamo vedere. Tuttavia, la parola d’ordine è di tornare alla normalità,
ovvero continuare a svolgere le nostre attività quotidiane, chiedendo il nostro pane quotidiano ma senza rimettere i
nostri debiti ai nostri debitori. Amen.
Nessun commento:
Posta un commento